martedì 11 agosto 2009

7. Garanadabalavataqasa

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Trenta minuti fa, finisco di mentire ai miei genitori.


«Come va?».
«Bene, mamma».
«Hai una voce strana».
«E’ il caldo. Oggi fa un mucchio di caldo».

Mi racconta di quanto faccia caldo anche lì da lei, in Sardegna, di come lei e mio padre abbiano passato la giornata, di quella sua amica che mi saluta e quell’altra che oggi si è fatta sentire. La ascolto sforzando di rendere la voce più sorridente possibile.
Davanti a me, lo sgabuzzino in cui abbiamo ucciso l’Agente.


«Agente di cosa?», ho chiesto a Valentina qualche minuto dopo che è morto, qualche minuto in cui né io né lei abbiamo spiccicato parola.
Una settimana fa, per la cronaca, anche se adesso – mentre scrivo – potrebbe essere passato anche solo un pomeriggio.
«Agente della Coerenza. Agiscono per aggiustare la coerenza narrativa del mondo. Funzionano come correttori di bozze: quando trovano qualcosa che sconvolge la trama, la mettono a posto. O la cancellano», aggiunge, con un sorrisetto tetro.
«Ma quale trama?»
«La trama del mondo. Delle nostre vite. Di tutto quanto ciò che esiste».
Sono rimasto zitto per non so quanto, con quella voglia impellente di chiudere gli occhi e dormire che mi prende tutte le volte che sono molto spaventato o nervoso.
«E chi l’ha scritta questa trama? Per chi lavorano, insomma?»
Si è stretta nelle spalle, scuotendo la testa. «Boh».


Sette giorni. Mentre sono qui, a trovare il tempo di buttare giù due righe per sfogare un po’ di tensione, mi sembra di essere in questa villetta da sempre. In tutto questo periodo non sono mai tornato nemmeno una volta a casa mia. Si sono susseguiti strascichi di paranoia lunghi come dieci veli da sposa. E il senso di colpa. Il senso di colpa per qualcosa che non avevo fatto, giusto?
Perché se qualcuno improvvisamente non riesce più a respirare da solo, non è colpa mia. Non è nemmeno lontanamente giusto che io pensi il contrario.
E’ stata Valentina a far sparire il corpo. Non so cosa abbia fatto, non so nemmeno dove l’abbia portato. Gliel’ho chiesto solo una volta.
«Da qualche parte oltre l’arcobaleno», ha risposto distrattamente.
Non le ho chiesto altro.


A tutte le altre domande che le ho fatto nei giorni successivi, invece, è stata lei a non darmi mai risposta. Via via mi è venuto sempre più il dubbio che non le conoscesse, queste risposte. Che non conoscesse niente.
Anche adesso, se le chiedo qualcosa di più su quello che dobbiamo fare, se è sicuro stare qui o non convenga invece scappare da qualche parte e se esiste un posto sicuro, mi tratta come se la faccenda non la riguardasse troppo.
Quello che succede, succede. Questa è la sua risposta solita, sempre con quel tono svagato e incurante. Non freddo, gelido o che. Incurante.


Verso il secondo giorno (o il terzo? Non ricordo più) da quando abbiamo ucciso l’Agente, si è fatta sempre più silenziosa. Ha smesso di rispondere a ogni domanda, anche le più banali, restando a guardarmi come se facesse fatica a riconoscermi.
Le ho chiesto cosa le stesse succedendo. Ha scrollato la testa.

«Hai un’idea del perché, in un mucchio di storie, prima o poi succede sempre qualcosa di brutto?», mi ha domandato poi.
È toccato a me scrollare le spalle. «Forse non sarebbero abbastanza interessanti, altrimenti».
Ha annuito. Poi si è alzata dalla sedia e mi ha abbracciato stretto e mi ha baciato.
Non sapevo cosa rispondere. Non lo saprei nemmeno adesso.


Due giorni fa, mi sono accorto di qualcosa di strano.
Facevo fatica a metterla a fuoco.
Ad accorgermi di lei, a includerla nel mio orizzonte percettivo. Sussultavo quando la sentivo parlare, che magari era già nella stanza da ore ed ore e non l’avevo vista.


«… scommetto», mi ha chiesto.
«Eh?».
«Fai più fatica ad accorgerti di me, scommetto».
Ho dovuto ammettere di sì. L’ho vista sorridere di quel sorriso un po’ troppo triste e consapevole.
«E’ perché il Maiale si sta stancando di me. Tra poco scomparirò fino alla prossima volta».
«Ma chi è questo Maiale? E tu cosa…».
Mi ha appoggiato l’indice davanti la bocca, per zittirmi.
Mi ha baciato di nuovo.
Aveva un’espressione stanca, rassegnata, serena e sensuale. Tutte queste cose, tutte queste cose insieme che non c’entrano un granché, tra di loro.


Oggi, finisco la telefonata con i miei che sono da solo, in casa. Valentina se n’è andata: deve essersene andata stanotte, senza tanti saluti e tanti complimenti.
Non so dove sia andata, non riesco a meravigliarmi nemmeno troppo della sua assenza. Ieri, già, la percepivo come una sorta di intermittenza. Una presenza intermittente.
Dovrei essere parecchio arrabbiato, per quello che sta succedendo: perché sono da solo, e non so che cosa fare, e non ho idea di quando qualcun altro di loro – siano questi Agenti o più semplicemente la polizia – verrà a cercarmi.
Penso all’espressione che aveva quella volta che mi ha baciato, e non riesco ad avercela con lei.


Cinque minuti fa, un’altra telefonata da un numero sconosciuto. Ho lasciato squillare a lungo.
Alla fine non ce l’ho fatta più e ho risposto.


«Il Maiale è pronto a riceverti», ha detto la voce di una donna.
Una voce diversa da quella di Valentina. Somigliante, sì, ma diversa.


2 commenti:

Raven ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Raven ha detto...

Un consiglio: mentre è vero che tutto (la vita, l'universo e tutto il resto) può essere considerato come una Storia, o un'insieme di Storie (e qui ti rimando a Michael Ende e a quel libro scritto in rosso e in verde), ed è altrettanto vero che ogni storia degna di essere raccontata ha una trama...

...ricordati che la trama non sempre viene scritta. A volte viene tessuta.
Ordito, intreccio... trama.

Perché pensi che il Wyrd (il Fato) secondo la mitologia scandinava venisse rappresentato come un Arazzo? perché pensi che le Moire (o le Parche) del mito classico trascorressero tutto il tempo a tessere?

Gli agenti della Coerenza "[...] agiscono per aggiustare la coerenza narrativa del mondo. Funzionano come correttori di bozze: quando trovano qualcosa che sconvolge la trama, la mettono a posto. O la cancellano"

A volte la cancellano, a volte la disfano.
Ma così come quello che è stato cancellato può essere riscritto, quello che è stato disfatto può essere rattoppato, o tessuto nuovamente.

Ricordatelo, e parlando di Tessitori, se dovessi trovarti in difficoltà col Maiale, portagli i saluti del Ragno.
Si incazza a tal punto da dimenticarsi di tutto il resto. Funziona tutte le volte - sapessi in quanti ci siamo salvati le chiappe con questo scherzetto... ;)